Come queste faccende siano legate insieme per FT non è chiarito nei minuti dettagli ma il legame c'è (sembra di capire dal fatto che ne parli mettendoli insieme).
Cogliendo fior da fiore si riporta che "le conseguenze di un voto per il No sarebbero gravi. La riforma costituzionale verrebbe come minimo ritardata, portando ad una situazione insostenibile ..."
Particolarmente evocativo il passo che segue: "Un governo tecnico non avrebbe efficacia. Se si tenessero elezioni anticipate sarebbe improbabile avere un nuovo governo con un mandato favorevole alle riforme".
C'è contemporaneamente la nostalgia per il recente passato montiano e un desiderio inappagato (ancora) di quelle riforme già prefigurate per il nostro paese da JP Morgan .
E ancora:
"Il rischio che le banche italiane pongono sul resto dell'Eurozona "è reale, ma ne oscura uno più grande, che potrebbe far deragliare il futuro politico ed economico" dei paesi con la moneta unica. L'analista di Ft, in un articolo dal titolo titolo "il diffuso dolore della saga delle banche italiane", osserva che alla base dei problemi del sistema bancario italiano "c'è la mancanza di crescita che affligge i paesi della valuta unica, che contribuisce ad un malessere che potrebbe privare Matteo Renzi della sua legittimità e con ciò la possibilità di portare avanti le riforme"
L'attesa della riforma costituzionale in Italia toglie ormai il sonno alla comunità finanziaria internazionale.